Calcio

LA LEGAPRO PROPONE ABODI. LO HA CHIESTO GRAVINA

Questo l’intervento del presidente della LegaPro, Gravina (nella foto) che ha chiesto di appoggiare Abodi alla presidenza della FIGC, il prossimo 6 marzo.

“Carissimi Presidenti, cari amici, per la prima volta dall’inizio del nuovo cammino intrapreso sulla strada del rinnovamento della Lega Pro, siamo chiamati a pronunciarci su una scelta che riguarda il futuro assetto della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Il 6 marzo si avvierà la gestione del prossimo quadriennio olimpico, un arco temporale durante il quale la nostra Federazione dovrà compiere decise quanto indispensabili azioni di rinnovamento e di crescita. Quella di oggi, pertanto, è molto più di una semplice scelta di campo. Molto più di una semplice fiducia accordata ad un candidato. Molto di più di una adesione ad un progetto condiviso. Per noi della Lega Pro, il 6 marzo, sarà innanzitutto l’occasione per riaffermare con la forza della passione e con la lucidità delle proposte la nostra attiva presenza nell’istituzione federale.

Una presenza non più silente, non più scontata come avvenuto nell’ultima tornata in cui siamo stati semplice forza elettorale senza alcun carattere propositivo. La nostra sarà una presenza dotata di grande dignità, senza schemi preconcetti ma anche senza il rilascio di assegni in bianco. 2 Con la nuova governance che rappresento, la Lega Pro ha dimostrato di voler assumere posizioni forti e decise, senza essere succube di relazioni federali di comodo asservite ad amicizie di interesse. Dal dicembre 2015 abbiamo allontanato le ombre di interessati “padrini” così come il ritorno di “padri putativi” che volevano ricacciare all’indietro la nostra voglia di rinnovamento e, soprattutto, la nostra capacità di essere innovatori. La Lega Pro può contare su 60 presidenti che hanno scandito con la partecipazione, il confronto, il dialogo e la proposta, ogni passo delle tante e decisive innovazioni messe in atto in poco più di 12 mesi. 60 presidenti “PENSANTI” che, dopo aver avviato il virtuoso e moderno percorso della nostra Lega, ora vogliono esercitare appieno il proprio diritto di cittadinanza all’interno della Federazione con un voto consapevole e mirato, condividendo un progetto a cui vogliono dare contributo e sostanza. Un progetto in cui vogliono riconoscersi ed in cui vogliono ritrovare quei caratteri culturali e valoriali necessari per guidare il nostro sistema nella modernità. Il calcio italiano è alla ricerca di un equilibrio, di un baricentro su cui poter posare e strutturare la propria programmazione futura. 3 Il calcio italiano ha bisogno di un progetto che sia innanzitutto credibile e coerente per se stesso e poi spendibile anche verso l’esterno.

Il calcio italiano ha bisogno di una impostazione nuova che parta dalla solidità delle fondamenta piuttosto che dall’imbiancatura delle pareti. IL NOSTRO CALCIO, QUELLO CHE PENSIAMO PER IL NOSTRO FUTURO, È UN CALCIO IN CUI SI PARTE DAI VALORI PER CREARE VALORE. Un sistema basato sulla collaborazione e la pari dignità di tutte le componenti, sull’esistenza di una strategia chiara e sulla condivisione dei progetti, sulla ricerca di strade nuove e moderne per rimettere al centro dell’azione federale il BENESSERE DEL SISTEMA oltre che L’INTERESSE DEL SISTEMA. Un sistema che sia sostenibile. Un sistema che possa creare, attraverso un’azione trasparente e solidale, un modello di sviluppo per tutte le componenti. Un sistema federale che non ha come riferimento la creazione di tutte le condizioni utili per mirare ad un progetto tecnico ed una mission condivisa e rispettata da tutte le componenti; che continuamente marca le differenze economiche; che non tutela le autonomie ma continuamente pone una componente contro l’altra; che pensa di mortificare gli uni a vantaggio degli altri. 4 ECCO, UN SISTEMA COSÌ NON LO VOGLIAMO! Non vogliamo che la componente economica sia l’unico metro di misurazione dei rapporti. Rapporti spesso improntati solo a continue prove di forza con conseguente chiusura al dialogo, al confronto ed alla condivisione. Un sistema eterogeneo ha peculiarità che devono essere esaltate in sede federale, non possono essere mortificate in quel continuo ricorso all’ “homo homini lupus” che finisce per essere utile ad interessi di bottega e personalismi di potere di pochi, in una confusa strategia più vicina al “divide et impera” che non alla lucida traccia condivisa che meglio si addice ad una delle prime federazioni al mondo. La capacità economica del nostro sistema deve cessare di essere merce di scambio. Deve diventare giusta remunerazione per chi ne rappresenta il vertice sportivo, ma anche elemento di investimento per chi alimenta questa elite con la propria passione, il proprio impegno, con la propria attività.

Deve riuscire ad essere l’indotto principale per accrescere e rafforzare l’appeal del nostro calcio, per presentare una sua immagine positiva, per supportare la competitività sportiva, ma soprattutto per tenere in equilibrio e non mortificare quella “competitive balance” da cui dipende infine la capacità del nostro sistema di 5 rigenerarsi e di attrarre i propri stakeholders naturali, sociali ed economici che siano. Noi vogliamo che ci sia una presa di coscienza seria dello stato del nostro calcio, dal campo di periferia al grande stadio, dal dilettantismo più puro al professionismo di elite, passando per le anomalie intermedie che coinvolgono – a volte in analogia ma altre volte in dicotomia – il nostro mondo e quello della LND Nazionale. Noi vogliamo che ogni componente riesca ad interpretare il proprio ruolo di proposta, di azione e di controllo, mettendo in campo le migliori energie che possiede. Noi vogliamo che ci sia attenzione ai territori, che NON SONO PIÙ CONTENITORI MA CONTENUTO del nostro calcio di domani. Noi vogliamo che i club siano messi nelle condizioni di operare al meglio, secondo progetti gestionali che non ne mortifichino le proposte sportive e, soprattutto, le finalità sociali. Il calcio italiano avrebbe bisogno di una riforma. Ma essa non è – e non può essere – quella puramente numerica. Alla prospettiva di ridurre semplicemente i commensali al tavolo – troppo semplicistica e già storicamente improduttiva di apprezzabili risultati – noi preferiamo che il “valore economico” sia ripartito in funzione di una strategia sportiva in cui ogni componente sia un 6 ingranaggio del sistema, membro consapevole e responsabile a vario titolo di una visione integrata per quanto eterogenea. Questa Lega – da “palestra” ed anticipatrice degli eventi innovatori – ha già dimostrato di sapersi sacrificare, di non spaventarsi di fronte a tagli dolorosi quale quello dei 30 club di qualche stagione fa. Ha già percorso quella che si indica come semplicistica via di quel rinnovamento risolutivo dei problemi. Una falsa panacea di tutti i mali che rappresenta piuttosto un temporaneo effetto placebo.

Riteniamo che la vera riforma sia PRIMA nei valori, nella capacità di ridare slancio a tutte le componenti: nel superare dicotomie e frizioni tra le leghe, sottoposte allo stress di continue lacerazioni e non sempre dialoganti; nel consentire alle componenti tecniche di avere un ruolo attivo e propulsivo sul piano tecnico e formativo. La qualità dei formatori, a cominciare dagli allenatori (caro Renzo) è un dovere che il sistema deve garantire al proprio interno e non può essere usato come argomento di scambio per acquisire consenso. La formazione è un diritto, e dare qualità è un dovere. In questa visione noi ci siamo e ci saremo sempre, pronti a fare la nostra parte, in termini di lavoro e di operatività. Noi sappiamo VEDERE lontano e questa volta chiediamo a tutti di GUARDARE lontano. 7 Noi siamo quelli che vogliono adottare il sistema del “RATING” per riaffermare una volta di più la cultura delle regole ma anche e soprattutto il ruolo di indirizzo e sostegno alla crescita dimensionale e qualitativa dei nostri club. Il rating è elemento virtuoso, un timone saldo per i club calcistici, un sistema chiaro e trasparente che stimolerà l’intero sistema ad un approccio moderno. Una proposta che OGGI rivendichiamo con forza e che vogliamo che DOMANI sia applicata come segnale innovativo dalla nuova Federazione. Noi sappiamo e vogliamo essere avanguardia. La Lega Pro darà il proprio consenso, il proprio impegno e la propria continua collaborazione, a chi saprà dare una progettualità moderna, a chi saprà indicare problemi e soluzioni. A chi non ci offrirà accordi da riscuotere, ma ci stimolerà nella proposta e nell’azione. A chi vorrà prendere da noi i nostri caratteri e non azzerare la nostra identità. Caro Cosimo, sono contento per la tua presenza, una presenza certamente attenta a cogliere le analogie tra il nostro mondo e quello che rappresenti. Il mondo dei dilettanti forse più di altri ha patito, in termini di perdita di club, in questi ultimi anni la pericolosa e nefasta deriva dai valori al semplice valore economico, ed ha trovato il nostro sistema incapace di proteggere e sostenere gli attori più esposti con una proposta concreta. I tuoi 8 club, i tuoi dirigenti, i tuoi calciatori, i tuoi allenatori, come i nostri hanno bisogno di una riforma che sia orientata alla qualità del progetto gestionale e sportivo e non alla quantità degli attori presenti. A loro ed a noi la semplice logica dei pochi tanto grandi e degli altri tanto piccoli non piace di sicuro.

Perché non è giusta. Perché non rappresenta lo spirito ed i valori di uno sport nazionale con oltre 1 milione di tesserati. Perché – soprattutto – NON È UTILE ad un sistema che, seguendo questa logica di semplice spartizione ed equilibrio di potere, finirà per esplodere ed a pagarne le conseguenze saranno quelle parti del sistema, posti ovviamente alla base, che sono al tempo stesso la migliore forza ed i più esposti alla crisi. Questo modo di pensare – che da qualche parte stanno già apparecchiando pensando solo ad attrarre consensi – non ci piace soprattutto perché polarizzerà pericolosamente il nostro sistema e ne estremizzerà le lotte interne, fino a rischiare di portarlo alla distruzione. Noi vediamo un calcio in cui ad ogni componente sia riconosciuto un suo ruolo, in cui ognuno interpreti una mission di crescita del patrimonio sportivo nazionale, in cui ognuno sia funzionale all’altro in termini di identità prima che di contributo economico. Il benessere dei club, la qualità dell’ambiente sportivo entro cui operano tutti i tesserati (calciatori, ALLENATORI ed arbitri) deve 9 essere la stella polare, non possiamo farci ingolosire dagli egoismi e dai giochi di posizione. Di fronte ad una occasione storica e forse irripetibile di sterzare per un calcio nuovo e moderno, non possiamo lasciarci andare a simpatie oppure a rapporti amicali. Non possiamo Noi della Lega Pro ci proponiamo di fare una scelta diversa. Di forte responsabilità. Di prospettiva. Noi daremo fiducia ad un PROGETTO ALTERNATIVO a quello che abbiamo già misurato come inadeguato ed inadatto a guidare lo slancio nel futuro del nostro calcio. Noi siamo orientati altrove, ad un progetto che dovrà incarnarsi in uomini dotati di lucidità per elaborare strategie, managerialità di gestione, capacità di relazionarsi con tutte le componenti ed essere in grado di attrarre e valorizzare in un contesto unico tutte le diversità presenti.

Le risposte della governance federale che immaginiamo e che speriamo di contribuire ad esprimere sapranno essere concrete, mirate ai problemi, di forte slancio progettuale. Dovranno essere misurabili all’interno del nostro sistema con la capacità di renderlo sostenibile, di determinare una crescita qualitativa a tutti i livelli. I richiami alla nostra “politica estera” rischiano di essere ingannevoli, come avvenuto in occasione dell’ultimo consiglio federale laddove si considera che la riconoscibilità in ambito europeo del nostro Paese credo sia un dato storicamente 10 acclarato- vicepresidenza Uefa del Presidente Abete in primis, del presidente Matarrese, del presidente Carraro- e non può essere oggi nota di merito da ascrivere a qualcuno. Rispetto al fumo che si vuole alzare, noi alziamo l’asticella del peso specifico dei progetti. Puntiamo alla riforma della cultura gestionale nella nostra Figc e non alla semplice riforma dei campionati. Vogliamo un calcio sostenibile economicamente in cui i club sono assistiti e pronti. Vogliamo che i nostri giovani abbiano opportunità e strutture. Vogliamo che ci siano soggetti preparati e di elevata formazione a far crescere l’area sportiva. Vogliamo portare avanti la crescita etica e morale, quella sociale, lo sviluppo dei nostri territori. Vogliamo trasparenza, non vogliamo delegare le scelte a manovratori di qualsiasi genere. Il grande bacino di tesserati, sportivi, tifosi, forze istituzionali ed economiche che si riconoscono nella nostra Federazione hanno bisogno di un passo deciso, di una capacità di azione libera da condizionamenti, di programmi finalizzati all’interesse generale in una prospettiva di trasparenza, qualità e valori della proposta sportiva.

Per questo propongo a voi presidenti di dare il proprio consenso ad ANDREA ABODI, affidandogli la nostra visione, chiedendogli di implementarla, strutturarla e fonderla con il più ampio orizzonte disegnato tra le componenti federali per trarne un progetto in 11 grado di dare alla FIGC un nuovo slancio ed una nuova prospettiva di sviluppo, moderna, al passo con le altre realtà europee ma soprattutto vicina alle passioni ed alle esigenze di associazioni, società e uomini che vogliono un calcio più libero, equo, competitivo e sopratutto più sostenibile. Grazie!”

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