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AMARCORD. A PROPOSITO DI CATANIA…

Quello del mitico presidente Angelo Massimino che festeggiò il ritorno degli Etnei in A addirittura con due “regali”, visto che già dalla stagione precedente il numero di stranieri tesserabili è passato a due: Pedrinho, terzino del Vasco da Gama, 13 volte nazionale brasiliano e riserva ai Mondiali 1982, e Luvanor, ventunenne centrocampista del Goiàs, spacciato come quello che assomigliava maggiormente – nel gioco – a Zico.

Il campo porta poi alla luce il secondo limite: in rosa ci sono uomini di esperienza come Roberto Sorrentino, Claudio Ranieri, Giorgio Mastropasqua ed Ennio Mastalli che per la B vanno più che bene, ma che in A arrancano, e dai due brasiliani Luvanor e Pedrinho non arriva il necessario salto di qualità.
I rossazzurri non vivono momenti particolarmente negativi nell’arco dell’intera stagione: il loro scarso rendimento ha una regolarità spaventosa che anche l’arrivo di un giovanissimo Carnevale a ottobre dal Cagliari e il cambio in panchina Di Marzio-G.B. Fabbri alla 13° giornata non intaccano.

A dire il vero, in quella stagione una giornata di gloria il Catania e Cantarutti l’hanno vissuta, il 12 febbraio 1984 al Cibali davanti al Milan. Finiti subito sotto nel punteggio per un gol di Carotti, gli etnei pareggiano nel corso del primo tempo con Bilardi, forse in off side; poi, nel finale Cantarutti in piena area stoppa di petto schiena alla porta, palleggia col sinistro e sfodera una rovesciata che batte Piotti. Ma l’arbitro Benedetti di Roma annulla, non si sa bene perché e alcuni tifosi per rabbia invadono il terreno di gioco.
Se quella vittoria fosse andata in porto i rosazzurri non si sarebbero certo salvati. Di sicuro non avrebbero dovuto giocare quattro partite in campo neutro per la squalifica del proprio campo e, soprattutto, adesso non deterrebbero in coabitazione col Varese 1971/72 il record del minor numero di partite vinte in una stagione, una.

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