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I PIONIERI DEL BASKET VITERBESE

C’era una volta il campo in asfalto davanti all’entrata di prato Giardino, dove era bello, la domenica mattina, vedere tanti appassionati in piedi, pioggia permettendo, seguire i pionieri della palla a spicchi viterbese, con i numeri del punteggio in cartone che venivano staccati dal muro e cambiati, a seconda del punteggio. E’ chiaro che, se la pioggia non era troppo intensa, si giocava lo stesso, con gli spettatori rannicchiati sotto gli ombrelli. C’era una piccola tribunetta in cemento, per la verità, che poteva accontentare pochi spettatori, chiusi dentro a quei cappottoni dell’epoca, lunghi quasi fino ai piedi, che sfidavano i rigori dell’inverno per assistere alla partite.

C’erano giù i più grandicelli, quelli che avevano imparato ad amare la pallacanestro, quella che ha preso i natali subito dopo la guerra, quando fu costruito, accanto alle macerie appena rimosse di quella zona – Porta Fiorentina – colpita ferocemente, come gran parte della tranquilla città di Viterbo.

Quei campetti, quelle zone, quelle vie, lasciano addosso  sensazioni uniche in chi li ha vissuti, in chi ha letto i primi articoli concessi a quei pionieri, articoli che non si dimenticano più.
Nevio Stefanoni ricopriva il duplice compito di allenatore e giocatore (Vittorio Gonzales aveva lasciato al termine della precedente stagione la guida della squadra), mi disse “sei promettente!” ed io presi anche la palla al balzo per chiedergli quando e dove si allenavano le giovanili.

Le tribune dell’arena di Porta Fiorentina completamente assiepate e il tifo viterbese, così caldo e spronante, un valore aggiunto per la squadra! I cori dei tifosi viterbesi – soprattutto se la squadra andava bene – si tingevano di “colori” talmente incoraggianti da pennellare una coreografia indimenticabile. Le squadre avversarie erano Colleferro, MDA (Ministero Difesa Aeronautica) Roma, ATI Roma, Ex Alunni Massimo Roma, Ostiense Roma, tutte superate dai Gialloblù. Tra i “primattori” c’era Sergio Fontana, una delle punte di diamante del quintetto gialloblu, buon “cecchino”, con un tiro molto preciso dagli angoli, inarrestabile nell’uno contro uno, alternato all’entrata sul fondo, che si risolveva con una spettacolare conclusione in rovesciata sull’altro lato del canestro. Di ruolo poteva essere considerato un attuale “3”, anche se la pallacanestro si giocava in una maniera completamente diversa.  I suoi “garretti” – inoltre – lo proiettavano più in alto rispetto a tutti, per cui era anche un eccellente rimbalzista. Tutti gli altri cestisti erano, però, ugualmente  figure di primo valore, come Massimo Baleani, il pivot e capitano Nevio Stefanoni, Gianni Ferranti (che molto tempo dopo tornerà a Viterbo nella veste di allenatore professionista), Paolo “Lollo” Pimponi, Franco Ciccioni, Carlo Bruni…..

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