CalcioEmergenza

TOMMASI E GHIRELLI, DUE POLI DI UN PROBLEMA PER IL MOMENTO SENZA SOLUZIONE…

SI PARLA OGNI GIORNO, SI PARLA SICURAMENTE TROPPO, PERCHE’ QUANDO NON SI HANNO SOLUZIONI IN MANO FORSE SAREBBE MEGLIO IL SILENZIO. C’E’ CHI PARLA DI MAGGIO E CHI PARLA DI AGOSTO, C’E’ CHI CHIUDEREBBE TUTTO E CHI E’ CONVINTO ANCORA DELLA RIAPERTURA. iL CALCIO DI SERIE C RISCHIA DI PERDERE MOLTE SOCIETA’, MA FORSE QUESTO PERMETTEREBBE, FINALMENTE, LA RIFORMA DI UNA CATEGORIA CHE TRABALLAVA GIA’ VISTOSAMENTE GIA’ PRIMA DELLA PANDEMIA, CON ESTATI TRASCORSE ALL’INSEGNA DEI FALLIMENTI.

TOMMASI: “La salute e la sicurezza delle famiglie sono al primissimo posto, quando non ci sarà più alcun pericolo torneremo a pensare agli allenamenti e alla ripresa dei match ufficiali. Per gli allenamenti il discorso è pressoché identico rispetto a quello delle partite: chi determina quando tornare a sudare? Nel caso, in che modo? Con la rosa al completo, a gruppetti o magari singolarmente? Pure qui, decideranno l’andamento naturale delle cose e il processo di ritorno, come dire, alla normalità”.

GHIRELLI.Razionalmente, uno deve chiedersi: come garantire la salute in un simile contesto? Prendendo misure di tutela che si suppone dovrebbero avere anche un costo? E lì siamo già oltre il confine del possibile. La stragrande maggioranza dei miei club è retta da proprietà appartenenti al tessuto imprenditoriale del posto, di piccola o media dimensione. Tanti di questi presidenti hanno l’acqua alla gola per le loro imprese, per i loro dipendenti: le pare che possano avere la forza per andare oltre questa crisi mettendo altri soldi nel calcio? Loro hanno bisogno di segnali urgentissimi, di appigli cui aggrapparsi altrimenti le rispettive realtà cadranno e trascineranno tutto. La C non è soltanto calcio. È anche un presidio sociale, nei propri territori. Che si torni a giocare o no, se non arrivano soluzioni di salvataggio del sistema, una larga fetta dei miei club non riuscirà a restare in piedi. E questo avrebbe”.

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