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Salerno, la “settimana sospesa” aspettando quel Brindisi di Ago 

La festa per la promozione in serie B pareva già apparecchiata prima dello scivolone con il Palermo Sul Vestuti ripiombarono i fantasmi e seguirono i giorni più lunghi per il popolo granata. Poi la gioia

 
I tifosi granata avrebbero voluto cantare ancora “Trottolino amoroso”, ma, quando il Palermo segnò lo 0-2, videro profilarsi un grosso guaio all’orizzonte. La sconfitta, sancita dal triplice fischio, macchiava la terzultima giornata del campionato, che stava avvicinando la Salernitana verso la sospirata serie B. Era il 20 maggio 1990, una domenica. Quello che accadde nella settimana successiva non è scritto nei libri di storia, anche se i fatti materiali ebbero un peso nella storia del campionato.
Un breve riepilogo. Per capire il momento bisogna considerare lo scenario. La Salernitana languiva in terza serie dal 1967. Le stagioni si susseguivano nel glorioso irregolare Vestuti, fra lo stupore degli addetti ai lavori, che continuavano a meravigliarsi: “Ma com’è possibile? Salerno lì in basso? Con quella piazza?”. Nemmeno l’arrivo di un gigante come Di Bartolomei sembrò cambiare la storia, un po’ come accadde a Napoli con il primo Maradona. Il popolare Ago arrivò nell’estate del 1988, in vista della stagione successiva, che la Salernitana chiuse sfiorando la retrocessione. All’epoca la terza serie (C1) era divisa in due gironi. Le vittorie valevano 2 punti. In B salivano le prime due di ogni girone.
Sarà la volta buona? Il girone B del campionato 1989/’90 includeva squadre che avevano giocato in cadetteria e perfino in serie A (il Palermo, il Catania, il Perugia e la Ternana, che negli anni Settanta sperimentò la zona e il calcio totale con Vinicio e soprattutto Viciani). Il gruppo caliente includeva altre campane (Casertana, Ischia, Puteolana), una rivale calcistica (il Taranto) e le classiche squadre da prendere con le molle. La Salernitana partì così così, ma nel tardo autunno pareggiò a Catania e Caserta, poi superò in casa Ternana e Perugia. Alla vigilia di San Silvestro i granata espugnarono Palermo, poi pareggiarono in casa con il Brindisi e lasciarono Taranto scornati per 3-0 nell’ultima giornata dell’andata. Visto che tutte le squadre pagarono tributi all’equilibrio, la pazza galoppata stava comunque portando lontano la Salernitana del presidente Soglia e del tecnico Ansaloni. Il portiere era Massimo Battara, che ora allena Gigio Donnarumma e i colleghi della Nazionale.
Proviamoci con Mietta. Durante il girone di ritorno accadde un fatto extracalcistico: a Sanremo 1990 Minghi e Mietta lanciarono “Vattene amore”, che nel ritornello citava “Trottolino”, un personaggio pasticcione dei fumetti. La romantica canzone, orecchiabile e popolare, divenne il tormentone portafortuna della tifoseria granata. E funzionò.
Il sogno disturbato. Le giornate conclusive del campionato si svilupparono come un thriller, per gli sgambetti continui fra gli aspiranti cadetti: il Taranto regolò il Giarre, la Casertana fermò il Taranto, il Giarre superò la Casertana. Dopo le partite della quartultima giornata restavano in corsa 6 squadre: Taranto (45 punti), Salernitana (43), Casertana (40), Giarre (39), Palermo e Casarano (38). La classifica tiene conto della penalizzazione inflitta alla Casertana: 2 punti decisivi. La domenica successiva la classifica si accorciò pericolosamente, perché la Casertana bloccò il Taranto (3-0), mentre il Palermo beffava la Salernitana. La sera del 20 maggio la situazione era questa: Taranto 45, Salernitana 43, Casertana 42, Giarre 41, Palermo 40. Oggettivamente i granata avrebbero potuto subire un’aggressione. La prospettiva del sogno disturbato produsse un fatto psicologico interessante.
Una settimana sospesa. La scalata alla B sembrava minacciata, perciò Salerno visse una settimana “sospesa”. Il clima ovattato era comprensibile, perché la casacca granata veste una fede che porta migliaia di adepti nel “tempio”, ma influisce misteriosamente su quasi tutta la città. L’attesa era proiettata sulla trasferta di Brindisi. I pugliesi frequentavano i bassifondi della classifica, certo, ma sapete com’è. Infatti i tifosi si fecero sentire. Ogni giorno i piccoli gruppi spontanei facevano sfilate e caroselli, girando nei quartieri con le bandiere al vento. “Non cediamo”, sembravano dire. Il messaggio era destinato alla squadra, ma in un certo senso voleva convincere i tifosi stessi e la città, normalmente pragmatica e disincantata. I tifosi hanno la memoria lunga. I nostri avevano probabilmente la visione nitida di altre stagioni buttate via. “Stavolta invece crediamoci”. E così trascinarono tutti nel sogno.
Una festa e due congedi. Il 27 maggio un popolo numeroso accompagnò la Salernitana a Brindisi. Nello stadio Fanuzzi, per l’occasione granata, il capitano Di Bartolomei mise a posto le cose, con un gol al 43’. Il risultato positivo (1-0) si combinò con la sconfitta della Casertana a Giarre (2-0). All’ultima giornata, nel Vestuti, Salernitana e Taranto melinarono un prevedibile 0-0 e salirono in B.
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