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RIVIVIAMO I MONDIALI DEL ’70. ITALIA-MESSICO 4-1

14.06.1970 a Toluca

QUARTI DI FINALE
Italia-Messico 4-1
Reti: 13’ Gonzalez, 25’ aut. Peña, 63’ Riva, 70’ Rivera, 76’ Riva
Italia: Albertosi, Burgnich, Facchetti, M. Bertini, Rosato, Cera, Domenghini (84’ S. Gori), A. Mazzola (46’ Rivera), Boninsegna, De Sisti, Riva. Ct: F. Valcareggi.
Messico: Calderon, Vantolra, Perez, Munguia, Peña, Guzman, Padilla, Gonzalez (68’ Borja), Fragoso, Pulido, Valdivia (60’ Velarde). Ct: R. Cardenas.
Arbitro: Scheurer (Svizzera).

di Gianni Brera

È esploso al momento giusto, si è tolto di dosso l’incubo del gol impossibile, si è superato, ha avuto coraggio a resistere, pareva caduto in stato di nevrosi, ha reagito da quel grande campione che è ed ha portato in vantaggio l’Italia aprendole una vittoria clamorosa, di quelle che resteranno nella storia del nostro sport. E esplosa anche l’Italia non solo Riva. Ha giocato in altura con la felice consuetudine di chi ormai vi aveva fatto allenamento e fiato. Proprio i messicani per ironia sono venuti a morire del loro stesso male. Avevano giocato comodamente a Città del Messico ad altura inferiore di quasi 600 metri, e venuti qui hanno retto un tempo.

Gli italiani pareva avessero perfetta coscienza tattica e li hanno infatti toreati con molta bravura, hanno subito un gol per un incidente accaduto a Rosato che è scivolato sul terreno troppo duro e compattamente erboso, sono arrivati a contatto di Albertosi e lo hanno battuto con un tiro imparabile (Gonzàles); ma poi via via gli italiani hanno saputo riprendere il sopravvento, hanno giocato quasi in attesa, e un tiro in apparenza cieco di Domenghini gli ha dato la possibilità di arrivare al pareggio grazie a un autogol di Pena. Raggiunto il pareggio, Valcareggi ha atteso la fine del tempo e ha sostituito come previsto Mazzola con Rivera. Il cambio ha fatto specie in quanto Mazzola era stato largamente il migliore degli azzurri, ma è facile obiettare che proprio perché sapeva di dover giocare un solo tempo il magnifico campione dell’Inter si è prodigato oltre misura.

Entrato Rivera dapprima si è avuta l’impressione che il filtro da lui effettuato a centrocampo non avesse l’efficacia dì quello di Mazzola. C’è da dire però che Rivera è stato nettamente superiore a Mazzola nelle impostazioni di gol. Insomma, l’uomo giusto al momento giusto ha prodotto quello che ci si aspettava da lui: passaggi illuminanti, occasioni magnifiche per entrare in gol. I messicani, infilati irresistibilmente da Riva che si è destreggiato su tre avversari prima di esplodere il sinistro in diagonale nell’angolino opposto, non hanno più toccato terra. Non serviva spendere fatica per filtri in centrocampo in quanto arrivati a ridosso della nostra compatta difesa non restava agli avversari che battere da fuori; e raramente hanno impegnato Albertosi. Soltanto sul 2-1, al 19′, un gran tiro di Pulido è stato respinto sulla linea da Cera in quanto Albertosi era piazzato per il corner all’angolo opposto. Questo è stato l’unico serio pericolo occorso alla nostra porta nel secondo tempo. Ho detto che non serviva esercitare il filtro, e molto saggiamente ci siamo attestati a difesa: una volta riconquistata la palla iniziavamo il gioco avendo comodissimi spazi davanti a noi.

I messicani si sono comportati onestamente bene, ma con la loro marcatura a zona praticamente si sono offerti ai contropiede terribili di Riva, Boninsegna e Rivera. È esplosa l’Italia in altura proprio per aver fatto qui le ossa. E onestamente bisogna dire che semmai la squadra aveva dato impressione di non poter realizzare, questo era senza dubbio dovuto agli inconvenienti dell’altura. Ripeto che i messicani hanno pagato a loro volta questo scotto e hanno denunciato giusto la differenza di 3 gol che corre normalmente fra il nostro calcio e il loro. Adesso andremo a giocare a quota più bassa, a Guadalajara contro la Germania. A Guadalajara fa caldo ma non molto più che a Toluca e soprattutto la quota è più di mille metri inferiore a questa. Dovremmo trovarci meglio, specie se la fortuna sarà dalla nostra parte.

L’avere avuto in sorte i tedeschi nelle semifinali è una fortuna. Non tanto perché i tedeschi siano inferiori agli inglesi quanto perché è più disinvolto il nostro comportamento nei loro confronti anziché nei confronti dei britannici davanti ai quali quasi sempre abbiamo denunciato inferiority complex. Comunque arrivando alle semifinali gli azzurri hanno raggiunto un traguardo che soltanto la nostra cocciuta speranza poteva attendersi. Basta questo. Abbiamo salvato l’onore, abbiamo confermato che il nostro calcio è una realtà e non un’invenzione, abbiamo giostrato coi cambi in modo da far fronte alle nostre insufficienze dinamiche in centrocampo, insomma tutto è andato bene, si è sbloccato anche il terribile grumo psicologico che impediva a Riva di muoversi e finalmente abbiamo reso all’altezza del nostro valore.

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Oggi l’ltalia, con una impennata prodigiosa, proprio sul campo a lei più abituale, quello dì Toluca, ha infilato irresistibilmente il Messico e ha posto una seria ipoteca sul terzo titolo mondiale che in certo modo merita il definitivo possesso della Coppa Rimet. Il gioco degli italiani ha avuto modo di esprimersi al meglio, sia nel primo tempo quando hanno badato a toreare i messicani, sia nel secondo quando è finalmente giunto il momento di mattare i medesimi evidentemente provati molto dall’altura più di quanto non fossimo noi.

Vincendo questa partita e convincendo tutti delle nostre effettive possibilità sia in difesa e sia in attacco, proprio per il geniale avvicendamento di due nostri interni che uniti farebbero un grandissimo interno e che lasciati soli per una intera partita non riescono a dare l’esatta misura del loro valore, proprio con questa alternativa abbiamo prima giocato sulla difesa e poi sull’offensiva, passando gloriosamente. Tutti gli osservatori si sono finalmente visti confermare quelle che erano le logiche previsioni della vigilia quando in sede di pronostico si sono trovati tutti a giudicare l’Italia sotto i suoi reali aspetti tecnici e tattici.

Per il resto, il Brasile è passato agevolmente sul Perù; e la Germania, distanziata di due gol, è riuscita a pareggiare e nei tempi supplementari, con molta fortunata vincere grazie a un autogol di un difensore inglese.
L’Uruguay ha sorpreso tutti battendo bellamente la Russia per 1-0. La Russia sarà stata largamente dominata a centrocampo come è fatale per tutti gli avversari dell’Uruguay e alla fine avrà lasciato il gol, non so precisare se da lontano o da vicino, un gol che ha premiato la esperienza maggiore, la personalità di questa straordinaria squadra di un Paese che ha appena due milioni di abitanti.

Anche per l’Uruguay il fatto di scendere di ben 500 metri di quota è stato favorevole e senza dubbio i russi si sono trovati sul loro standard solito e avranno sofferto il caldo molto più di quanto hanno sofferto gli uruguagi. C’era poi la differenza di quota a spiegare questo gioco dei sovietici. I quali sovietici sono monotoni, puntuali, obbediscono a una geometria costante però anche priva di fantasia, cioè così puntuale nei suoi schemi da non costruire mai invenzioni di sorta. Per una difesa calibrata come quella dell’Uruguay doveva essere molto facile contenere questi schemi in fondo scontati e prevedibili. Ci capiterà la Germania e avremo finalmente un po’ di fortuna incontrandoci a un avversario che quasi sempre abbiamo battuto e che per giunta si è dovuto spremere molto nei tempi supplementari contro l’Inghilterra. Non esagero quindi in ottimismo nell’affermare che se tutto va appena in modo normale dovremmo qualificarci per la finale.

Dall’altra parte brasiliani e uruguagi promettono scontri da tuoni e fulmini e a sentire Sivori, che se ne intende di calcio sudamericano, proprio gli uruguagi dovrebbero giocare lo scherzo atroce ai brasiliani fin troppo sicuri di sé e in difesa alquanto distratti proprio per tendenza naturale loro a prodigarsi solo in attacco.
Secondo Sivori, che tuttavia è un compagnone allegro e non si perita di esprimere cose anche contrarie al senso logico (teniamo presente che la logica nel calcio è quasi sempre assente), Italia-Uruguay dovrebbero incontrarsi nella finale. In questo caso ancora il mio ottimismo romperebbe tutti i freni per confermare la nostra seria ipoteca sulla terza vittoria nel campionato mondiale e quindi sulla conquista definitiva della prima Coppa Rimet messa in palio addirittura nel 1930, cioè qualcosa come 40 anni fa.

 

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