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IL RUGBY DI ERALDO GABRIELLI E ANACLETO ALTIGIERI…

Eraldo Gabrielli, uno dei tanti compianti dello sport della Tuscia, una delle icone più fulgide della palla ovale viterbese. Lavorava nella tipografia che Roberto Pepponi aveva presa in consegna dal suocero Sauro Sorbini, il quale era stato un precursore, un degno discendente del mondo di … Gutenberg.

Gabrielli impaginava pure il mensile LO SPORTIVO, trovando nuove forme grafiche e nuove idee per le copertine. Una di queste fu di dedicare l’ultima pagina della rivista all’atleta del mese. Il quale, oltre a questo gratificante spazio giornalistico, riceveva anche in regalo una bottiglia magnum di spumante, presso un grazioso caffè con giardino, appena dentro una delle porte più note delle mura di Viterbo. Non senza imbarazzo fu il giorno in cui toccò a lui essere immortalato lì, in quello spazio grafico. Se lo era meritato tutto quel titolo mensile, lui e il suo rugby elegante, i suoi calci piazzati che hanno fatto epoca, per la gioia dello stesso Pepponi, che iniziò la sua storia personale di presidente dal ’90 in poi, lasciando qualche volta il timone agli altri per poi riprenderlo, sempre a grande richiesta. Esattamente come gli aveva chiesto Sauro, che del rugby Viterbo era stato uno dei fondatori.

Eppoi Anacleto Altigieri, il quale, muovendo i primi passi in quel di Oriolo Romano, era riuscito a diventare un prima linea della nazionale italiana. Di quelle che passano agli annali veri, non certo quelli che talvolta si tenta di edulcorare un po’, rimpinguandoli di aggettivi assai poco addicevoli.

Dall’esordio africano, nel ’73, Altigieri aveva messo insieme ben ventisette gettoni azzurri, fino all’ultimo test-match contro la Romania, sei anni più tardi. Anche lui se ne è andato troppo presto, al tramonto del 2015.

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