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IL VICENZA DI PAOLO ROSSI. QUANDO “PABLITO NON ERA ANCORA “PABLITO”.

di Massimo Prati
 
Ci sono partite che, nella vita di un tifoso, costituiscono un ricordo indelebile, anche se, talvolta, sono legate alla sconfitta della propria squadra del cuore. Per me, una di queste partite è Genoa-Vicenza, giocata allo Stadio Luigi Ferraris di Genova sabato 31 dicembre 1977.
Era una bellissima giornata di sole (almeno così è quel giorno nei miei ricordi) e al Ferraris, quel pomeriggio, c’era il pubblico delle grandi occasioni: direi almeno 50.000 spettatori, forse anche di più. Nelle foto dei reportage di quell’incontro, oltre alle gradinate, sono affollatissimi anche i distinti. Io, per esempio, ero solito andare con mio padre in Gradinata Nord, ma quella volta andammo nei distinti perché ci eravamo mossi tardi e le gradinate erano andate esaurite. Inoltre, ricordo che, pure in tribuna, i posti liberi erano rari.
Di quella partita, e penso che questo sia vero per numerosi tifosi genoani presenti quel giorno, ricordo le incursioni degli avversari grazie agli attacchi di Roberto Filippi, un agile e rapido centrocampista che imperversava sulla fascia laterale. Come ho appena detto quel giorno ero nei distinti (aggiungo che ero al secondo piano) e ho ancora negli occhi Filippi che continuava a scorrazzare avanti e indietro sotto di me. Ma, soprattutto, ricordo la perenne fatica del nostro stopper (un ex della Viola), Fabrizio Berni, per tutto l’incontro impegnato nel cercare di contenere, almeno un minimo, le offensive di Paolo Rossi. E per Berni fu fatica sprecata, perché il Vicenza vinse due a uno proprio grazie alle giocate del centravanti dei biancorossi.
Paolo Rossi mise infatti il sigillo a quella partita; prima, al 24’, a seguito di una sua incursione sotto la Gradinata Nord, costringendo Ignazio Arcoleo all’autorete, e poi, nel secondo tempo, grazie a un bel gol con tiro al volo sotto la sud. Verso il finale Roberto Pruzzo ridusse le distanze. Ma il risultato definitivo, di due a uno per il Vicenza, fu giusto e devo ammettere che vedere per la prima volta giocare Paolo Rossi dal vivo fu qualcosa di memorabile.
Non a caso, quell’anno, i biancorossi vicentini, sotto la guida di Giovan Battista Fabbri, tennero testa alla Juventus quasi fino alla fine della stagione, arrivando secondi con il Torino, e fu proprio Paolo Rossi a vincere la classifica dei cannonieri, con ben ventiquattro gol nel pallottoliere.
Il Genoa, invece, terminò il campionato con una retrocessione, scendendo in B insieme a Foggia e Pescara, a causa di un pareggio all’ultima di campionato, a Firenze contro la Viola. Pareggio che non era stato sufficiente per garantirsi la permanenza in serie A (il Genoa, contro la Fiorentina, che era una diretta concorrente per la salvezza, avrebbe dovuto vincere).
 
Tra l’altro, io ero uno dei circa duemila tifosi genoani presenti anche alla trasferta con la Fiorentina. Nella lotta per la retrocessione, oltre alla Fiorentina, erano coinvolti anche il Bologna, la Lazio, il Verona e, alla fine, ci furono i prevedibili risultati all’insegna del “volemose bene”, in base alle varie convenienze. Risultati che, naturalmente, danneggiarono il Genoa.
Comunque, per quel che ricordo, devo dire che in quella partita contro il Vicenza la superiorità dei biancorossi rispetto al Genoa fu del tutto evidente: i veneti, soprattutto nel reparto avanzato, erano una squadra bene strutturata, con un giusto equilibrio di uomini esperti, come Giancarlo Salvi, e giovani talenti, come lo stesso Paolo Rossi che, a quei tempi, era un ventunenne.
Anche il Genoa, sulla carta aveva giocatori degni della massima categoria: Onofri, Silipo, Arcoleo, Rizzo, Ghetti, Pruzzo e Damiani. Infatti, nella prima metà del girone di andata il Grifone era posizionato nelle zone alte della classifica. E, fino all’incontro con il Vicenza, il bilancio del nostro campionato poteva dirsi positivo. Per certi aspetti, la sconfitta con il club vicentino segnò l’inizio di un’importante battuta di arresto, fatta di una serie di tre sconfitte di seguito: oltre che con il Vicenza, perdemmo anche con il Bologna e con l’Inter nei turni seguenti.
Più in generale, il problema del Grifo fu forse che in attacco andarono essenzialmente al gol solo Pruzzo e Damiani e vennero meno, probabilmente, quelle reti degli altri elementi dell’attacco e del centrocampo che avrebbero potuto fare la differenza (in effetti, retrocedemmo per una differenza reti a sfavore di un solo gol).
E poi ci fu l’errore fatale del rigore sbagliato da Pruzzo al penultimo turno, nella partita casalinga con l’Inter: uno dei miei primi grandi dispiaceri vissuti in diretta allo stadio, nella fattispecie proprio dalla Gradinata Nord, sotto alla quale il rigore venne battuto. Ho detto uno dei miei primi dispiaceri, ma non il primo in assoluto: come ho già avuto modo di ricordare in altre circostanze, tre anni prima, da quello stesso dischetto, in una partita contro la Juve, avevo visto Mario Corso sbagliare un rigore di importanza fondamentale, ai fini della classifica (e, purtroppo, anche in quel caso, alla fine, fu serie B).
Comunque, un po’ di tempo fa mi è capitato di parlare di quella partita, del 31 dicembre 1977, tra Genoa e Vicenza, con Claudio Onofri e il grande capitano del Grifo mi ha raccontato che, memori della partita all’andata, nella partita di ritorno con Mister Simoni avevano pensato di creare una sorta “gabbia” intorno a Paolo Rossi. Ma tanta concentrazione intorno al centravanti biancorosso finì per agevolare gli altri suoi compagni di squadra e così, nella partita di ritorno a Vicenza, i veneti vinsero uno a zero con gol di Roberto Filippi.
IL TABELLINO DELLA PARTITA DI ANDATA.
Genova, Stadio Luigi Ferraris. Sabato, 31 dicembre 1977, Genoa-Vicenza 1-2
Reti Ignazio Arcoleo, 24′ (autorete); Paolo Rossi, 73′; Roberto Pruzzo, 85′.
GENOA: Sergio Girardi, Franco Ogliari, Fabrizio Berni, Felice Secondini (66′), Claudio Onofri, Ignazio Arcoleo, Antonio Maggioni, Denis Mendoza, Angelo Castronaro, Giovanni Urban, Roberto Pruzzo. Giocatori di riserva: Pierino Ghetti (66′). Allenatore: Luigi Simoni.
VICENZA: Ernesto Galli, Valeriano Prestanti, Giuseppe Lelj, Giorgio Carrera, Luciano Marangon, Giancarlo Salvi, Renato Faloppa, Mario Guidetti, Roberto Filippi, Franco Cerilli, Paolo Rossi. Allenatore: Giovan Battista Fabbri.
Arbitro: Cesare Gussoni.
 
 
 
 
 
 
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