Sport, Cultura, Costume

LE FRASI CELEBRI DI GIANNI MURA…

“Saranno poco romantiche le gambe, ma nel ciclismo contano.”
 
“È proprio così, è tutto un correre, uno stare, un aspettare, è tutto così, come nella vita.”
 
“Diceva un allenatore argentino: metto in campo benissimo i giocatori, il guaio è che poi si muovono.”
 
“Lo sport avrà tanti difetti, ma a differenza della vita nello sport non basta sembrare, bisogna essere.”
 
“Il disordine è la gioia della fantasia.
 
“Le grandi manifestazioni hanno il cuore sempre più piccolo, i conti si fanno coi soldi e con la paura.”
 
“Ci sono quei giorni che è impossibile dimenticare e poi c’è tutto il resto, che passa e che è tutto un costruire, un crescere, sbagliare, e pensare e fare un passetto in avanti, e poi tornare indietro, sbagliare strada, fare una salita, e una discesa, una salita, e una discesa.”
 
“Da cinquant’anni sento dire che la simulazione fa parte del gioco. Non è vero: fa parte dell’imbroglio, esattamente come truccare le carte o pilotare gli appalti. Quando i calciatori italiani la smetteranno di simulare, non dico un rigore, ma anche una gomitata non presa, un fallo non subìto, gli arbitri italiani arbitreranno con più serenità.“

“Pelé sarebbe certamente venuto a giocare per una squadra italiana (Juve, Milan o Inter, di qui non si scappa) se il governo brasiliano non l’avesse definito patrimonio nazionale vietandone l’esportazione. Lui non aveva ancora 20 anni. Ed è un simbolo da più di 40. Chi ama il calcio ama Pelé, per quello che ha fatto e per come s’è conservato. Disponibile, simpatico, molto alla mano, esattamente come quando giocava.“ 
 
“E scrivevi come vivevi, da persona piena di umori e di amori, con una cultura larga e profonda che andava dalla pesca degli storioni all’uso del verso alessandrino. E le invenzioni, Giovanni, i neologismi. Ne hai inventate di parole.“
 
“Beppe Viola. Forse amato più da morto che da vivo, e non parlo di famiglia, amici (ne aveva tanti), ma di attenzione, rispetto, riconoscimenti ufficiali. Era consapevole del distacco, per non dire emarginazione, derivanti dal suo modo “altro” di essere giornalista sportivo.“
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