AmarcordIl Pallone

I RICORDI DI ALFEO BIAGI CHE SCRISSE LE SFIDE TRA L’ITALIA E L’OLANDA DEL CALCIO TOTALE

DAL MITICO ALFEO BIAGI …

LA PRIMA VOLTA fu a Rotterdam, nel 1974. Non avrei potuto, per ragioni squisitamente anagrafiche, assistere agli incontri dei pionieri italiani e olandesi che si affrontarono nel 1920 a Genova, nel ’21 ad Amsterdam, nel ’28 a Milano, ancora ad Amsterdam il 6 aprile del 1930. Battaglie antiche, mutandoni, baffi lunghi come manubri di biciclette, quasi la preistoria del calcio azzurro. E la lunghissima pausa, ben 44 anni (!), fu dovuta al fatto che nei vari tornei ufficiali le due Nazionali non furono mai sorteggiate nello stesso girone. E le amichevoli poco interessavano l’Italia essendo l’Olanda, a quei tempi, una squadretta di secondo o terzo piano. Ma nel 1974 gli arancioni erano una potenza mondiale. Il Feijenoord (1970) e i «diavoli» dell’Ajax (’71, ’72, ’73) avevano fatto terra bruciata nella Coppa dei Campioni. Sua Maestà Johan Cruijff era considerato il miglior attaccante del mondo. E l’Italia, in delicatissima fase di ricostruzione dopo il tonfo ai mondiali del 1974 in Germania dove l’Olanda si era classificata seconda, doveva affrontare questi satanassi nelle eliminatorie del Campionato Europeo delle Nazioni…

FERRUCCIO VALCAREGGI, il C.T. ormai entrato nella leggenda azzurra, aveva passato la mano dopo la «fatal Stoccarda». Gli era subentrato, a sorpresa, Fulvio Bernardini, tecnico di alto prestigio, figura di spicco nel vasto panorama del nostro calcio, discusso più che altro per via dell’età (68 anni compiuti all’inizio di gennaio, quindi ormai alla soglia dei 69) al momento della nomina, poi ridiscusso per le sue prime, sconcertanti decisioni. Fulvio aveva fatto piazza pulita dei «mostri sacri» del calcio azzurro, che non avevano saputo evitare la sconfitta contro la grande Polonia, al Mondiale. Sandro Mazzola e Gianni Rivera, da un decennio al centro di roventi polemiche, furono fatti fuori senza troppi complimenti. Stessa sorte toccò a Tarcisio Burgnich, trasformato da terzino-mignatta in libero difensivo. Liquidati anche Luciano Spinosi, allora alla Juve, e Gigi Riva, che concluse così la sua epopea contro i polacchi. Bernardini, con tutta una serie di decisioni che lasciarono senza fiato il mondo del calcio, aveva chiamato in Nazionale, al suo debutto come C.T. a Zagabria contro la Jugoslavia, ben sei esordienti: Rocca, Roggi, Zecchini, Caso, Re Cecconi, Damiani. Insoddisfatto della prestazione degli azzurri, battuti per 1-0 dagli jugoslavi, Fulvio aveva rimescolato ben bene la squadra per la tremenda trasferta in Olanda. Altri due debuttanti, Orlandini e Antognoni, l’inatteso recupero di nazionali di lunga milizia come Antonio Juliano e Pietro Anastasi, nuova fiducia al «barone» Causio…

 

LA VIGILIA della partita, che si sarebbe giocata a Rotterdam nel tetro, enorme stadio del Feijenoord, fu agitatissima. Bernardini, contrariamente a Valcareggi, si divertiva un mondo a polemizzare con i giornalisti, ferocemente divisi in «bernardiniani» viscerali e fanatici, e in «antibernardiniani» altrettanto accaniti ed astiosi. Ne succedevano di tutti i colori. Ricordo, per esempio, una stramberia di Fulvio: invitò, pubblicamente attraverso comunicati della Federazione, i giornalisti ad una conferenza stampa a Viareggio, alla vigilia di una partita internazionale. Quando la sala dell’Ufficio dell’Ente del Turismo viareggino fu stracolma di giornalisti con taccuino e biro pronti ad entrare in azione, Bernardini esordì dicendo testualmente: «Io non parlo nemmeno sotto tortura!». Vi lascio immaginare il pandemonio che ne seguì, con enorme diletto di Fulvio… Bene, torniamo a Rotterdam, la mattina del 19 novembre del 1974, vigilia della partitissima con l’Olanda. Dopo un breve galoppo degli azzurri, ci precipitiamo in una saletta dove Fulvio tiene la conferenza stampa. Gli chiediamo la formazione e lui la annuncia ufficialmente. E allora si parla delle marcature e ne scaturisce una scenetta esilarante. Uno dice: – Chi marcherà Rensenbrink? – E Fulvio: «Rocca». – E su Rep chi farai giocare? – «Roggi», e così via fino a che io non mi accorgo che non avevamo nominato nientemeno che… Cruijff. E allora dico: – Scusa Fulvio, e Cruijff? – E Bernardini: «Che fa, Cruijff?». – Come che fa? Gioca domani contro gli azzurri… – «Embé?» – Embé, vorrei sapere a chi hai deciso di affidarlo – «Perché, Cruijff va in giro con la balia?». – No, volevo sapere chi marcherà Cruijff… – «Uno», – Uno, ma chi? – «Io non te lo dico». – Perché? – «Perché mi va di non dirlo…». Finì in una risata generale.

RISE MOLTO MENO, la sera dopo, il povero «Birillo» Orlandini, esordiente, cui toccò pròprio di cercare di mettere il bavaglio al fuoriclasse olandese. Veramente, al principio risero pochissimo anche loro, gli «arancioni», terrore d’Europa. L’Italia di Fulvio si getta sulla partita come un morto di fame su un pranzo succulento. Antognoni, la più brillante scoperta di Fulvio, comincia a battersi col piglio di un veterano. La sua intesa con il guerriero Boninsegna, con Juliano, unico superstite dei favolosi «messicani», zampilla prodigiosamente spontanea e dopo soli cinque minuti catapulta l’Italia in gol! Juliano (regista illuminato e sapiente della squadra), trova Antognoni con un lancio smarcante, Antognoni alza, al volo, uno stupendo pallone per Boninsegna all’agguato a pochi passi dal portiere olandese Jongbloed. tino stacco superbo, un violento colpo di testa, l’Italia è in vantaggio! Ci freghiamo gli occhi per lo stupore, ma pochi minuti più tardi l’arbitro, il russo Kasakov, frega clamorosamente l’Italia. Gli azzurri attaccano, stupendi e irrefrenabili, gli olandesi si difendono come possono. E al 14′ è solo il sovietico che nega all’Italia il raddoppio. Traversone di Rocca, scatto di Boninsegna che supera l’angoloso stopper Rijsbergen. Perso per perso, l’olandese atterra platealmente Boninsegna, in piena area di rigore: Kasakov fa segno di continuare…E’ la svolta della partita. L’Olanda si riprende, comincia a macinare gioco. Palloni che tranciano il campo come colpi di sciabola, un progressivo, minaccioso aumento del ritmo, lunghe fiondate da lontano. E viene il pareggio. Lo coglie, d’astuzia, la volpe Rensenbrink, che anticipa, in scivolata, Rocca e Zoff, sospingendo in rete il pallone da corta distan-za. Gli azzurri reagiscono bene fino all’intervallo, poi cedono nella ripresa. E Cruijff va a bersaglio due volte, implacabile e classico.

LA RIVINCITA si giocò a Roma, il 22 novembre del ’75, e fu un incontro squallido ed inutile. Gli olandesi, ormai qualificati, per avere praticamente già vinto il Gruppo 5 nel quale si battevano con gli azzurri, i finlandesi e i polacchi, scesero in campo senza Cruijff, emigrante in Spagna, al Barcellona, e non «concesso» alla Nazionale dai dirigenti iberici. Fu una specie di grottesca burletta, con l’Italia in vantaggio per un morbido gol di Capello al 20′ e con l’Olanda che si guardò bene dal cercare la rimonta. Gli arancioni si limitarono a fare un’ irritante melina» a centrocampo per non incappare in una sconfitta umiliante, gli azzurri abboccarono e invece di infrangere i prolungati, beffardi palleggi degli ospiti con un fallo, unico modo per spezzare la «melina» di palleggiatori consumati ed esperti come Suurbier, Krol, Van de Kerkhof, Geels, tentavano, goffamente, di intervenire su quegli interminabili ghirigori. Fischi, urla di indignazione, insulti da parte del pubblico: e prima esperienza olandese di Enzo Bearzot, affiancato a Bernardini, come allenatore, da tre incontri.

BEARZOT doveva trovarsi nuovamente di fronte l’Olanda tre anni più tardi, in Argentina. E sarebbe stata un’esperienza traumatica. Gli azzurri, partiti alla volta di Buenos Aires fra la massiccia sfiducia generale, avevano sbalordito il mondo. I semplici innesti di Cabrini in difesa e di Paolo Rossi al vertice dell’attacco, avevano letteralmente trasformata l’Italia. Che, passando di successo in successo, aveva sbaragliato la Francia, l’Ungheria, l’Argentina (in un indimenticabile incontro che gelò una intera Nazione, incredula di fronte alla resa dei suoi idolatrati campioni), per dare imprimi segni di flessione nel pareggio contro la Germania Ovest e la stentata vittoria sull’Austria di Krankl e di Pezzey. Contro l’Olanda, l’Italia deve giocare, il 21 giugno, la partita decisiva per l’ingresso alla finalissima. Le due Nazionali hanno, entrambe, 3 punti, ma l’Olanda vanta una migliore differenza reti (7 a 3, contro 1 a 0 dell’Italia). Quindi mentre agli olandesi sarebbe bastato il pareggio, gli azzurri debbono assolutamente vincere.

LA SERA DEL 21 GIUGNO, fu una sera molto amara per noi italiani. Nello stupendo stadio del River Plate, l’Italia giocò un primo tempo esaltante. Passata in vantaggio al 19′ su autorete di Brandts (il quale cercando di anticipare Bettega lanciato in gol, deviò nella propria rete il pallone e colpì il portiere Schrijvers costringendolo a cedere il posto al vecchio, mattaccino Jongbloed) l’Italia condusse tutti 1, primi 45 minuti all’attacco, dominando. Ma alla ripresa del gioco, Testammo tutti di sasso: Causio, di gran lunga il migliore degli azzurri nel primo tempo, non c’era! Al suo posto Claudio Sala, avulso dal gioco della squadra, fuori forma, stranamente impacciato. Ci chiedemmo tutti perché mai non ci fossimo accorti del fatto che Causio si era infortunato, perché soltanto un infortunio avrebbe potuto giustificare la sostituzione del brillantissimo «Barone», mentre l’Olanda stava sbriciolando l’Italia. Pareggio di Brandts, uno dei giovani più promettenti della squadra di Happel, rete vincente di Haan. Quel gran tiro da oltre trentacinque metri che colse di sorpresa Dino Zoff. Avviliti e confusi, si va tutti nella saletta delle conferenze stampa post-partita. E si chiede subito il perché della sostituzione di Causio. Fra lo sbalordimento generale, Enzo Bearzot risponde testualmente: «Dopo il primo tempo, pensavo che l’Italia fosse già qualificata. E ho tolto Causio per non affaticarlo in vista della finalissima contro l’Argentina». Un mondiale si butta al vento anche così…

20-11-1974, Rotterdam (QE)
Olanda-Italia 3-1
Reti: 5’ Boninsegna, 24’ Rensenbrink, 64’ e 80’ Cruijff
Olanda: Jongbloed, Suurbier, Krol, Neeskens, Rijsbergen, Haan, Rep (46’ R. Van de Kerkhof), Van der Kuylen, Cruijff, Van Hanegem, Rensenbrink. Ct: G. Knobel.
Italia: Zoff, Rocca, Roggi, Orlandini, F. Morini, Zecchini, Causio, Juliano, Boninsegna, Antognoni, Anastasi. Ct: F. Bernardini.

Arbitro: Kasakov (Urss). 22-11-1975, Roma (QE)
Italia-Olanda 1-0
Rete: 20’ F. Capello
Italia: Zoff, Gentile, Rocca, Benetti, Bellugi, Facchetti, Causio, Antognoni, Savoldi I, F. Capello, P. Pulici. Ct: F. Bernardini.
Olanda: Schrijvers, Suurbier, Krol, Jansen, Krijgh, Van Kraay, W Van de Kerkhof (70’ Notten), Peters, Geels, Thijssen, R. Van de Kerkhof. Ct: G. Knobel. 

Arbitro: Schaut (Belgio). 21-6-1978, Buenos Aires (MO)
Olanda-Italia 2-1
Reti: 19’ aut. Brandts, 50’ Brandts, 76’ Haan
Olanda: Schrijvers (21’ Jongbloed), Brandts, Poortvliet, Jansen, Neeskens, Krol, R. Van de Kerkhof, W. Van de Kerkhof, Rep (65’ Van Kraay), Haan, Rensenbrink. Ct: E. Happel.
Italia: Zoff, Cuccureddu, Cabrini, Benetti (77’ Graziani), Gentile, Scirea, Causio (46’ C. Sala), Tardelli, P. Rossi, Zaccarelli, Bettega. Ct: E. Bearzot.
Arbitro: Martinez (Spagna).

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