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L’ORTANA, CICCOZZI, LA ROLLEIFLEX DI MATTIOLI …

Orte, nel calcio, è andata sempre per la propria strada, senza mai compiere salti particolarmente significativi, con quella stranezza che si porta da sempre dentro, di sentirsi più ternana che viterbese. Anche la scelta di disputare sempre campionati umbri, forse, l’hanno estraniata dal contesto della Tuscia e chissà che anche questo non abbia inciso in qualche modo alla crescita e alla collocazione verso qualcosa di veramente significativo, eccezion fatta per una avventura in serie D, per la quale approdò in biancorosso Ivo Ciccozzi, “pietra miliare” del calcio gialloblu che aveva iniziato anche la propria attività nel mondo degli occhiali e che colse l’occasione per aprire un negozio a Orte.  

Un Ciccozzi diventato poi abile imprenditore proprio in questo settore, aprendo diverse attività commerciali. Una anche a L’Aquila, dove poi si è stabilito definitivamente, diventando una sorta di “abruzzese” d’importazione, spesso a tavola con Tarantelli, altro gialloblù, ma lui Aquilano verace. E’ rimasto nel cuore di quegli sportivi gialloblu ormai attempati che lo hanno visto all’opera insieme a tutto il resto della squadra dei “Mitici del Settanta”, forse la più amata di sempre, icona indistruttibile di quel calcio che non aveva conosciuto internet, ma fotografi di elevatissima professionalità come Giorgio Mattioli, autore di questa e tante altre immagini che hanno immortalato anni “magici” del pallone gialloblù, con la immancabile Rolleiflex.

Il sorriso immancabile di Mattioli, sulla porta del suo studio fotografico di Via dell’orologio vecchio, la sua disponibilità nel concedere le sue foto a chi ne facesse richiesta, magari non avendo neanche tutti i mezzi per acquistarle, erano le molle su cui si poggiava la società di un tempo, in cui bastava un piccolo, grande, regalo di Giorgio per sentirsi giovani felici. Non c’era bisogno di sgomitare tanto, non c’era bisogno di fare “capriole” per far vedere che si esisteva. Tanto contavano solo i fatti e le strade da perseguire erano poche. Passavano esclusivamente per chi aveva comportamenti etici, corretti, educati, costruttivi, realistici. Valeva una sola regola, quella dei ruoli ben definiti, uno scriveva e gli alteri leggevano. Il calcio di internet, invece, tende ad azzerare inopinatamente tutti i valori e premiare chi sgomita. Resistono in pochi, magari uno come Sarri. Recentemente, nelle interviste del dopopartita, un intervistatore dallo studio gli ha chiesto: “Maurizio, tu vai spesso sui social?” La sua risposta è stata una delle pietre miliari di chi cerca ancora le differenze: “veramente io non ho nessun social!” Che meraviglia. Allora c’è ancora spazio per lottare?

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