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“BACKUP”. EUGENIO AZZONI, DAVIDE BAIOCCO E LIVIO TRAPE’ …

DAVIDE BAIOCCO

Ha iniziato a tirare i primi calci nelle giovanili del Perugia, sua città natale. Ha esordito in Serie A con il Perugia. Ha girato quasi tutta l’Italia calcistica sin ad arrivare, pur se per un breve periodo, alla Juventus. Forse ci è arrivato troppo presto, forse perché ha avuto poche chance in una squadra con troppi campioni. Noi preferiamo raccontarlo per le due stagioni passate a Viterbo, per i suoi “polmoni d’acciaio” che gli  permettevano di giocare dall’inizio alla fine, in ogni zona del campo, tanto che Carolina Morace lo definì “tatticamente anarchico”. Gli abbiamo visto giocare tante gare da protagonista, anche al servizio  della squadra, mantenendo le consegne, portando avanti una quantità industriale di palloni, facendo divertire la gente, componendo quell’eccellente triangolo con Coppola e Liverani

EUGENIO AZZONI

A Viterbo ha espresso tutta la sua potenzialità, che avrebbe potuto fare anche i livelli superiori, ma fece una scelta di vita rimanendo della città dei Papi, innamorandosene. Appesi gli scarpini al chiodo cominciò ad allenare, sempre per dare una mano alla squadra viterbese in difficoltà.

Era il leader in campo e lo rimase, anche quando arrivò Phil Melillo, che pure era campione riconosciuto, ma che rispetto totalmente Eugenio e la grande determinazione, quella che,  ad esempio, in una partita a Sassari, su un campo difficile, suggellò la  gara in contropiede schiacciando all’indietro. Non lo faceva spesso, perché non amava fare cose appariscenti, ma quella volta  fece uno strappo alla regola, un piacevole strappo alla regola.

LIVIO TRAPE’

Una cinquantina di anni trascorsi a raccontare – lo ha sempre fatto amabilmente e con grande piacere – le sue pagine gloriose, quelle delle Olimpiadi del ’60, ma anche di tante altre corse, non tutte andate come Livio avrebbe meritato, per quel valore in bici immenso, che gli ha regalato molto meno di quanto avrebbe meritato. Non c’è libro da scrivere sullo sport nella Tuscia che non potrebbe prevedere le gesta di Trapè e non c’è articolo del “fuori onda” che non abbia raccontato la sua passione che lo ha portato a pedalare ogni giorno anche una volta varcata l’impegnativa soglia degli ottanta anni. Quella medaglia olimpica rimane uno dei momenti indimenticabili per l’Airone di Montefiascone.

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