ANDARE A PARMA: SQUILLA IL TELEFONO, C’E’ LA VOCE DEL CAVALIER BANCHETTI …
Viterbese, era il 1972 e c’era da andare a giocare sul campo del Parma, capolista del girone centrale nella serie C unica, lo stesso Parma che poi vinse il campionato e approdò tra i Cadetti.
In quei giorni l’ennesimo braccio di ferro tra giocatori e società, con la clamorosa decisione che ne scaturisce: nessuno – tra i titolari – scenderà in campo in questa delicatissima partita. Uno sciopero clamoroso, di cui si parla in mezza Italia.
La società non ci pensa su un attimo e decide di mandare in Emilia la formazione Berretti, oltre a Restani, divenuto, nel frattempo, incomprensibilmente il secondo portiere, e Ivo Ciccozzi, il quale – essendo ormai un Viterbese acquisito e avendo da poco aperto un negozio di ottiica – non se la sente di fare un torto alla tifoseria che lo adora.
Comincia una fitta serie di telefonate e molti di quei ragazzi che alzano la cornetta sono quasi increduli: dall’altro capo dell’apparecchio, una voce sostiene di essere il Cavalier Banchetti, l’allenatore della Viterbese.
Quella quindicina di ragazzi, era davvero convocata e doveva partire il giorno dopo per Parma. Il tutto sotto un tempo inclemente, una pioggia incessante che trasformerà lo stadio Tardini, ancora in terra battuta, in un vero e proprio pantano, su cui i giovani della Tuscia cercarono – comunque – di farsi onore.
Nel primo tempo una clamorosa occasione. Sarebbe potuto essere gol e, chissà, sarebbe anche potuta cambiare la storia di quella partita e di molti di quei giovanissimi protagonisti, i quali, invece, alla fine dovettero piegarsi alla forza dei padroni di casa, tutti omaccioni baldanzosi e spinti da più di diecimila spettatori sugli spalti.
