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VITERBO – Viterbese, la serie C è salva! Per quest’anno, quantomeno. Così ha deciso Piero Camilli, che ha perfezionato l’iscrizione, ma soltanto in attesa di qualche compratore, altrimenti sarà l’anticamera del ritorno in serie D, un percorso che, però, ha deciso di non intraprendere in prima persona.
“Io mi tiro fuori e non metterò più piede in una Viterbo dove non si può fare calcio: lo dicono i numeri! In attesa di un acquirente serio – da detto Camilli – andremo avanti solo con l’amministratore Ranucci, con la Berretti e qualche tesserato. Gli altri tutti a casa. Se non l’avessi iscritta, non ci sarebbe stato nessuno in grado di fornire neanche la fideiussione per la D!”
Questi i concetti principali, i riferimenti di giornata, poi è stata la solita raffica su più fronti, argomentazioni non certo nuove nei momenti di “sfogo” da parte di Camilli nei confronti di una città che lui ritiene non all’altezza di supportare una gestione di un calcio di serie C. Una realtà socio-politica inadeguata, come dimostrerebbero i numeri che l’ancora proprietario della Viterbese ha snocciolato uno dietro l’altro, in una mattinata calda, allo stadio Rocchi, in una conferenza stampa che molti avevano intuito fosse stata indetta per comunicare l’avvenuta iscrizione e non il contrario.
BILANCI. “Fornisco – prosegue – un dato preciso, non certo chiacchiere. Quando incassi trentamila euro di sponsorizzazioni che cosa pensi d fare? Puoi solo trovare uno che ci mette tre milioni di euro a stagione come ho fatto io, ma chi mi sta accanto e valuta i miei bilanci dice che bisogna essere pazzi.
Se si pensa che abbiamo speso 160 mila euro per gli steward e il resto dell’organizzazione allo stadio, cosa penseresti? Di incassarne a sufficienza con i biglietti e gli abbonamenti. Ebbene, da lì sono arrivati solo 101 euro e i conti si commentano da soli.”

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