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IL MITICO E VULCANICO GENNARINO RAMBONE

Era gente meravigliosa, quella degli Anni Settanta, anche quella che non vestiva la maglia della Nazionale, che non aveva la popolarità di Gigi Riva. Erano i tempi dello stadio Olimpico senza copertura, con tanta gente che saliva sugli alberi della collina di Monte Mario per vedere la partita. Quelli in cui si cominciavano a muovere diversi ragazzi, impegnati con le prime radio libere romane. Effettuavano dei collegamenti per raccontare le partite grazie a un “gruzzolo” di gettoni che si portavano da casa e che infilavano nella feritoia delle vecchie cabine telefoniche.  

Il Mitico Gennaro Rambone. Erano anche i tempi in cui imperversava un vulcanico allenatore del sud. «Sono stato l’unico a detenere il record di aver giocato e allenato dalla serie A alla Promozione», disse una volta Gennaro Rambone, ancora oggi ricordato come uno degli allenatori più capaci che si sia seduto sulla panchina della Viterbese.

Lo testimoniano i “superstiti” che lo seguirono dalla tribuna del vecchio stadio Comunale in quella esperienza breve quanto intensa in gialloblù. Lo confermano i giocatori, i famosi “Mitici del ‘70”, come li abbiamo chiamati noi dedicando loro un maxi capitolo del libro del duemila venti e una bella manifestazione tutta per loro il ventisette giugno di quello stesso anno. Gennaro Rambone fece il suo esordio come calciatore, nel ruolo di ala, nella squadra partenopea del Dopolavoro della Cirio, club progenitore dell’Internapoli, in cui su di sé attirò l’interesse di club professionistici, tra cui il Catanzaro. Proprio con la squadra giallorossa scrisse alcune delle pagine importanti della sua carriera da calciatore, trionfando nella Serie C di fine anni cinquanta  e contribuendo al salto di categoria grazie alle sue qualità di ala sgusciante ed estrosa.    

Da Matera, Rambone iniziò, invece, la lunga carriera da allenatore che lo portò a girovagare per l’Italia, allenando dai campi di Promozione fino, appunto, alla Serie A, passando per Viterbo, dove prese le redini della squadra matricola in serie C, partita male con Merlin in panchina e guidandola alla salvezza. Dopo Viterbo il calcio gli riservò altre grosse soddisfazioni. Ad inizio anni ottanta Ferlaino lo chiamò alla guida tecnica del Napoli, una situazione difficile con la squadra all’ultimo posto. Rambone accettò la sfida con entusiasmo ed in coppia con il “Petisso” Pesaola riuscì a salvare gli azzurri. Chiuse definitivamente la carriera di allenatore nel 1992.

Ha provato anche esperienze particolari, finendo alla corte di Bernard Tapie, proprietario dell’Olympique Marsiglia dei tempi d’oro, quelli in cui se la batteva in Coppa dei Campioni con il Milan pluridecorato.

DAL LIBRO “DIECI”

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