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ORFEO ROSSI E SERGIO BETTIOL, GLI ULTIMI “GRANDI” DEL CALCIO A “UOMO”

ROSSI
BETTIOL

Si fermò laddove nessuno aveva pensato, neanche lontanamente. In quell’ultima giornata di campionato – nel ’92 – sul campo di un Grosseto che non aveva più niente da chiedere al campionato. Se sia successo qualcosa di strano forse non lo sapremo mai, ma di sicuro si verificò qualcosa di clamoroso, che rese incompiuta una delle formazioni più belle viste in gialloblù.

La Viterbese di Berrettini, da ripescata dopo una retrocessione, era diventata una realtà eccellente della serie D, insieme a L’Aquila e Acilia.

Quell’ultima giornata aveva fatto ipotizzare due scenari possibili. Quello più probabile era uno spareggio a tre, con la speranza – però – che una delle due altre antagoniste, o addirittura entrambe, crollasse sul filo di lana.

E invece cadde proprio l’undici gialloblu, che aveva strappato applausi ovunque, in quella stagione. Anche Orfeo Rossi visse l’atroce beffa di Grosseto, quell’occasione enorme persa sul campo di una squadra già spacciata. Un po’ una sorta di “caduta degli Dei”! Come nei migliori romanzi gialli, la Viterbese solo all’ultimo capitolo vede uccisa la sua speranza. Inciampata all’ultimo ostacolo, quello che sembrava il più facile. Rammarico e rabbia in tanti giocatori, che alla fine non nascosero le lacrime. Anche quella fu l’icona di un gruppo che Berrettini aveva costruito alla perfezione.

Con Rossi mai domo, insieme ad un Feliziani moto perpetuo, ad uno Scarpa ispirato, al bomber Di Marino, al difensore Bettiol e a tanti altri, tutti segmenti del capolavoro di Paolo Berrettini, che però, alla fine, si ritrovò tra le mani solo una splendida… incompiuta!

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