AmarcordIl Pallone

FABIO NIGRO, LA LAZIO GLI E’ RIMASTA NEL CUORE, COME LA VITERBESE …

A Fabio Nigro (nella foto insieme a Maradona) la Lazio gli è rimasta nel cuore – come Viterbo, d’altronde – nonostante non sia andata come lui aveva segnato. Per quel poco che riuscì a fare serba un bel ricordo, soprattutto per l’allenatore Fascetti, che, si dice, era innamorato del suo sinistro.

“Il mister – dice – non parlava quasi mai, soprattutto con me, che ero un ragazzino. E’ stato difficile e mi aiutò tanto Massimo Piscedda: ero in ottimi rapporti con lui. Era una grande squadra con calciatori forti. Me li ricordo tutti. Caso, Monelli, Piscedda, Muro, Esposito, Martina, Gregucci. Sono comunque contento di aver fatto parte di quel gruppo”.

A Viterbo lo ricordano con piacere. Ricordano quel ragazzo che se ne andava perentoriamente sulla sinistra, che sapeva crossare bene, ma anche stringere al centro e tentare la via del gol. Gli riuscì spesso di andare in gol, addirittura due in due minuti. Accadde a Capodimonte, nel derby con l’Etruria, per una Viterbese allenata dal compianto Bruno Abbatini. Nigro segnò allo scadere del primo tempo e replicò dopo una manciata di secondi, lasciando trasecolati i tifosi lacuali, che assistettero alla sconfitta della squadra che era arrivata, in quegli anni, a confrontarsi con quello che era sempre stato un “mostro sacro” come la Viterbese. Nigro era giovane e forte, di un’altra categoria. Possedeva, però, una grande umiltà, quella di chi non è certo cresciuto in mezzo agli agi, di chi ha rinunciato a molte cose e che si è aggrappato al pallone per cercare di arpionare un futuro migliore. Una apprezzabile umiltà con cui sapeva gestire anche quelle sfide del campionato di Promozione, che gli saranno sembrate molto “strette” per lui, ma che seppe disputare con tanto impegno, senza dire mai a nessuno che coltivava il sogno di fare il grande salto.  

(DAL LIBRO “IL PALLONE AL TEMPO DI INTERNET)

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