US Viterbese

L’ABITO, IL SARTO E LA ZONA RETROCESSIONE …

E’ proprio vero che il calcio ognuno lo vede a modo proprio, spesso in maniera opposta lo vedono due persone, come è accaduto a Pesoli e Di Michele, per i quali a Viterbo entrambi hanno perso due punti. Inutile dire che solo uno di loro ha ragione. E proprio dalle dichiarazione post-partita si possono trarre delle interessanti indicazioni. E fa anche un pò di impressione sentire dire che grazie alle mosse della panchina gialloblu Volpicelli ha avuto maggiore libertà di agire, quando da settimane – inascoltati – lo avevamo scritto e detto.

Fa impressione leggere che grazie alle mosse della panchina Mbaye e Megelaitis hanno potuto giocare al centro e quindi coprire meglio la mediana. A parte che non è del tutto vero, visto che fino all’infortunio di Simonelli, il centrocampo era schierato regolarmente a tre e solo con l’ingresso di Mungo (prima piazzato a fare l’esterno alto, poi quello medio) la linea si è allargata. Anche in questo caso, da settimane abbiamo puntato il dito sulla difficoltà del centrocampo, anche in virtù dell’inferiorità numerica che impone il 4-3-3, se non si hanno i giocatori giusti.

E’ la storia del sarto e dell’abito da cucire per la Viterbese – secondo Pesoli – con l’unico particolare che il tempo stringe, che c’è un qualcosa che si chiama zona retrocessione che non aspetta e che, al posto di consacrare atelier di moda, registra impietosamente i pericoli per squadre che non vincono da tempo, come nel caso della Viterbese.

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