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AMARCORD. GLI ANNI NOVANTA IN GIALLOBLU

E’  sicuramente uno dei decenni più interessanti per il calcio della città dei Papi. Un lasso di tempo in cui la gente si diverte molto seguendo le sorti dei “Leoni”. Un decennio “ricco”, caratterizzato da ben due promozioni, quelle di  squadre legate inevitabilmente alle caratteristiche vulcaniche di due presidenti come Deodati e Gaucci.

Di baffi – ormai – se ne vedono sempre meno. Diventano quasi una eccezione, come quella dell’allenatore Paolo Berrettini, che da quel caratteristico “segno particolare” non si discosterà mai, durante la sua vita.

Le due promozioni sono legate anche a due città. A due stadi. Quelli su cui la Viterbese va ad assaporare il trionfo del salto di categoria. Attorno c’è sempre il calore di tante gente. Quella gente arrivata a Perugia e a Sassuolo, in questo secondo caso quando gli Emiliani non immaginavano neanche lontanamente di poter, un giorno, arrivare in serie A. Si arresero alla Viterbese arrembante che vinse la serie C2, ad una squadra il cui motore rombava quasi come quelli della vicina Maranello.

E’ il decennio in cui è vivo il clamore dei Mondiali, di una nazione che si esalta con l’Italia del calcio, per quei campionati che avrebbero dovuto regalare stadi bellissimi, capaci di rimanere moderni nel tempo. Propositi rimasti solo, però, soltanto sulla carta.

Lo sguardo “spiritato” di Totò Schillaci aveva esaltato le notti magiche, mentre si affacciava nella vita di tutti uno strano aggeggio – chiamato telefonino o cellulare – che cambierà il mondo. Non servirà più il vecchio gettone con in mano il quale si andare a cercare una cabina del telefono per telefonare a casa o per dettare il pezzo al giornale.

Nel Paese diventa un vero evento imperdibile il Festivalbar e prendono piede i veri tormentoni dell’estate, “Sotto questo sole”, “Quattro amici”, “Mare mare”, etc. Diventa addirittura un caso nazionale il dilemma se far disputare l’ennesima finale della manifestazione canora all’Arena di Verona, considerandolo un matrimonio quasi blasfemo, tra canzoni e cultura.

Nella Tuscia, però, cambia poco. Almeno inizialmente, prima che la “storia” gialloblu si impenni, modificando decisamente la propria fisionomia.

I soliti problemi. Si susseguono al timone della società personaggi che, nella migliore delle ipotesi, non risultano essere all’altezza di una gestione finanziaria che possa costruire un presente accettabile e garantire un futuro gratificante.

Gli sportivi gialloblu hanno voglia di sognare, ma gli inizi sono assai brutti. Si ripassa per un’altra retrocessione, che viene poi annullata con un ripescaggio, grazie ai buoni auspici – proprio di Paolo Berrettini – in Federazione, dove a presiedere era quel Giulivi, suo conterraneo di Narni e amico da vecchia data, da quando il baffuto ex giocatore era uno dei punti di forza dell’Elettrocarbonium.

DAL LIBRO “QUANDO I CALCIATORI AVEVANO I BAFFI”

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