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GIANNI MURA AVEVA COMINCIATO DALLA SERIE C AL SUD

Aveva poco più di vent’anni il milanese Gianni Mura, quando, fresco di tessera di giornalista professionista, scese in Lucania come inviato della Gazzetta dello Sport. Aveva iniziato come praticante – dopo la maturità classica e con in tasca un libretto universitario della facoltà di Lettere –  e per fargli fare le ossa lo mandavano in giro a seguire le serie calcistiche minori. Aveva cominciato nel ’68, con alcune squadre del sud, in cui andò a raccogliere i pareri dei giocatori, che riportiamo, per sottolineare quanto possa essere stata la differenza con il calcio di internet.

“Sto proprio bene, è una città senza divertimenti, brava gente, è un piacere fare il calciatore qui”.

“C’è più soddisfazione qui che nel Fanfulla, facciamo la vita dei calciatori di Serie A. E facendo questa vita ritirata, siamo molto amici”.

 “Io credo che convenga alle società del sud servirsi di elementi del nord. Questi sono gironi di ferro, bisogna essere duri, robusti, correre per novanta minuti”.

“Qui è come dappertutto: C o D che differenza fa? Basta sapersi adattare e col nostro mestiere chi non si adatta è finito. Si fanno sacrifici; però c’è il tornaconto”.

“Si sta bene: io a Bisceglie dormivo in una cantina.”

“Alle nove di sera siamo sempre qui. Vediamo la televisione o giochiamo a carte. Al mattino sveglia alle nove. Anche prima, perché il mister, unica sua cattiva abitudine, si alza alle sei con la radio al massimo, e addio sonno. Poi si esce, quattro passi, si va al mercato della frutta, poi al ristorante, poi qui, al campo”.  

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